E adesso da che parte inizio? Il primo messaggio, le prime righe su una pagina bianca sono un’enorme responsabilità. Fino a che la pagina è vuota contiene, in potenza, tutte le possibili storie. Fino a che la pagina è vuota chi scrive si può considerare, non a torto, il migliore scrittore. E’ solo dopo aver tolto gli spazi bianchi per far posto alle lettere che viene colpito dalla dura realtà. Questa pagina bianca però non è solo l’inizio di questa sezione del sito (una sezione non particolarmente testata e un po’ ballerina), ma dovrà contenere l’inizio della nostra vita a 4. Tra sette giorni non saremo più solo io e Ale, ma Juan, Mariana, Ale e Max.
Inizierò a spiegare perchè questa sezione si intitola c’era due volte. Molte storie iniziano con “c’era una volta”, questa inizia invece in due posti distinti, lontani tra loro, dove si parlano lingue diverse, dove le persone mangiano cose diverse, dove parlano di cose diverse (anche se spesso in tutt’e due i posti si parla di calcio). E la storia continua per un po’ su questi due binari che sono destinati ad incontrarsi il 6 giugno 2008 per diventare una sola. Si capiva già e non era il caso di spiegarlo? Be’ ma da che parte iniziavo allora?
Lo scopo di queste pagine è doppio (tempo ed energie permettendo): da una parte comunicare con tutti i nostri amici e parenti quello che succederà mentre siamo in Colombia, dall’altra registrare il nostro viaggio e la storia di “c’era due volte”, perchè col tempo non si perdano quei particolari, quelle emozioni, quei momenti che riempiono la vita di tutti i giorni.
-7 questa mattina c’è stato l’ultimo incontro/scontro con l’INPS. Anche oggi l’impiegato allo sportello mi ha “sbarilato” a un’impiegata di un ufficio interno. Dopo circa un’ora finivo di compilare tutti i moduli (tutti in duplice copia) e l’impiegata mi diceva che avrei dovuto portare una lettera di Ale. “Non dovrò tornare anche domani?!”. L’impiegata ci pensa bene e poi mi accontenta: “Se vuole può mandare un fax”.
Domani invece Ale dovrà tornare a Milano, all’ambasciata perchè hanno sbagliato a indicare sul suo visto il numero del suo passaporto.
E’ difficile descrivere le emozioni di questi giorni. La fifetta è probabilmente la nota ricorrente che combatte con la voglia di partire subito. “Tra 7 giorni?? Ma non siamo ancora pronti!”. Ci sono poi tutte le cose che si accumulano negli ultimi giorni, per quanto siamo stati bravi a non rimandare e a evadere tutto al più presto, restano comunque impegni già presi e attività che dovevano essere svolte comunque adesso che intasano e prendono ogni secondo libero.
E intanto loro ci guardano e ci sorridono, rassicuranti da tutte le loro foto che abbiamo in casa e sembrano dire “su, su, fate gli adulti. Noi ne abbiamo passate ben di peggio, abbiamo molta, ma molta più paura di voi, eppure siamo qui che sorridiamo e vi stiamo aspettando”.