(oggi due aggiornamenti, leggete prima quello sotto). Oggi è la volta del “passo avanti”… per buona parte della giornata. I power rangers ci hanno svegliato (in persona, tutti e cinque, al suono di “Al Attaque!”) alle 7:15. La mattinata è stata tranquilla, abbiamo guardato un po’ le foto degli anni passati: dell’Alpe di Siusi, della Grecia e della Norvegia. Poi, visto che il tempo non peggiorava, abbiamo chiamato il Taxi e siamo andati al Parque Norte, il piccolo parco dei divertimenti che c’è qui a Medellin. Sul Taxi, forse merito anche di un discorsetto preventivo i bambini “angioleggiano” per tutto il tragitto.
Anche al parco le cose sono andate meglio, probabilmente perché per Juan non c’era più l’ansia di vedere e fare tutto della volta scorsa. Si è così potuto godere pienamente tutte le giostre, in particolare gli autoscontri che avrà fatto non meno di una quindicina di volte. Per Mariana invece è sempre un punto di domanda. Sembra spaesata, anche se ha espresso il desiderio di andare su qualche giostra è sempre uno stare, non un agire, un giocare.
Mangiamo al parco (nota: qui la carne è buonissima). E pure il pranzo va alla grande, i piccoli divorano voracemente patatine e wurstel e parte dei nostri piatti di carne. Juan chiede un piatto di pollo extra… subito! E che pure si mangia.
Nel pomeriggio ancora giostre e macchinine. Siamo riusciti a salire insieme sul percorso acquatico nella giungla con ippopotamo (ma forse era un coccodrillo) e elefante (ma forse era un rinoceronte) che spruzzavano acqua (che probabilmente era presa da quella lurida del canale).
Passano le cinque e ci guardiamo intorno desiderosi di un gelato e notiamo che non c’è più nessuno. Dove sono spariti tutti? Pure le giostre sono chiuse… chiediamo ad un omino e scopriamo che il parco chiude 25 minuti fa.
Chiamiamo il fido Raul tassista e ci avviamo all’uscita. Mariana che sembrava parecchio stanca, inizia a impuntarsi: non vuole stare in braccio, ma non vuole nemmeno camminare. A terra si sdraia e si rotola. Ale la trasporta recalcitrante fino al piazzale dove attendiamo il taxi tra gli sguardi incuriositi, allarmati e stupiti di passanti e presenti.
Continua a urlare per tutto il percorso in taxi dietro alle orecchie del povero Raul che con tanta pazienza e sopportazione sorrideva dicendo “non importa”.
All’arrivo a casa Mariana è esausta, non riesce più a piangere. Finalmente arriviamo a casa e finalmente le passa. Ale la prende in braccio e lei la stringe forte.
La cena va alla grande. Tutt’e due sono a tavola e tutt’e due partecipano un po’ al racconto del giorno. Resistono parecchio, finché il richiamo di “Lazy Town” dalla televisione non ci fa rimanere solo io e Ale a guardarci in faccia con la tavola pronta da sparecchiare.
È stato bello vedere oggi Juan più rilassato, meno ansioso. È stato bello vederlo che parlava con gli altri bambini sugli autoscontri, ora spiegando come dovevano muoversi, ora invitando un bambino a salire con lui, ora richiamando l’operatore perché l’automobilina si era fermata.
Questa sera invece delirio. Il momento di andare a dormire è sempre un po’ tragico. Mariana ha trovato un suo rituale che l’aiuta: prende la coperta ed esce con mamà sul balcone ad ascoltare un racconto. Juan invece vorrebbe guardare la televisione ad oltranza. Questa sera sono stato con lui, finito il cartone gli ho chiesto di spegnere la tv e di lavarsi i denti. Ha iniziato a scherzare, a dire “nonnonò”. Ho risposto allo scherzo però ho spento la televisione prima dell’inizio del cartone successivo. Lui si è messo a piangere e a mugugnare. Non ha voluto lavarsi i denti. Continuando a mugugnare. Quando io e Ale ci siamo avvicinati al letto ha iniziato a scalciare (sempre mugugnando). Sempre rifiutandosi di lavarsi i denti voleva, in modo un po’ arrogante, che gli leggessimo un racconto. Noi gli abbiamo detto che se si fosse lavato i denti l’avremmo accontentato (rimangiandoci il nervoso che un comportamento così nei nostri confronti provoca), ma lui ha continuato a mugugnare sempre più forte. L’abbiamo lasciato solo, ma lui ha cominciato a lanciare delle urla con il rischio di far svegliare la sorella.
Che fare? Impossibile condirlo o distrarlo, impossibile comunicare verbalmente. Ale ha avuto l’idea di portare in soggiorno Mariana. Lui si è alzato, ma noi l’abbiamo rimesso a letto, ha scalciato, ha tentato di pestare Ale, si è messo a piangere a dirotto, ma niente, di lavare i denti proprio non se ne parlava. Dopo un po’ l’abbiamo lasciato solo e lui si è addormentato.
Ci sono sicuramente tante cose che concorrono a questo comportamento, ma è come se si volesse auto-punire. Avrebbe potuto avere facilmente racconto e coccole, ma si è auto-escluso da questo “premio”. D’altra parte non è neanche giusto rinforzare questa modalità per interagire con noi o per chiedere le cose che vuole.
Rispondendo a Mery che dice che Davidino guarda Mariana con occhi languidi, mi sento di commentare che non invidio minimamente il pover’uomo che dovrà condividere il tetto con lei.
Ci ritorna giusto in mente, a proposito di Mariana, che ieri ha fatto il gioco della “pecueca” (la puzza dei piedi) con Raul: cercava di fargli sentire l’odore delle sue scarpine (che è tutt’altro che soave).
Note tecniche: leggiamo tutte le mail che ci scrivete, non rispondiamo direttamente perchè non ce la facciamo. La mail che controlliamo sempre è quella di gmail, quindi se volete scriverci non usate quella di libero.
Ho visto che diverse persone hanno incontrato delle difficoltà a lasciare un commento. Mi scuso perchè evidentemente non è chiaro e le istruzioni sono in inglese. In sintesi, dopo aver inserito (se si vuole) titolo, nome e indirizzo email, e aver scritto il commento è necessario prima clickare su “Preview”. Se il testo va bene così bisogna copiare il codice colorato che compare sotto al commento (da 4 a 6 lettere e numeri) nella casellina sottostante e premere “Submit”.
Finalmente Juan sul suo agognato carrito |
Il dinamico duo |
alieni? A volte |
Ehi! |
Qui potrei fare anche un pisolino, no? |
La caramella è buona, ma la carta adesso dove la metto? |