Month: March 2009

Se non puoi essere…

Se non puoi essere un pino sul monte sii una canna nella valle;
se non puoi essere albero
sii un cespuglio
ma sii la migliore canna sulla sponda del ruscello,
il migliore piccolo cespuglio nella valle.
Se non puoi essere autostrada
sii un sentiero;
se non puoi essere il sole
sii una piccola stella,
ma sii sempre il meglio di ciò che puoi essere.

[Martin Luther King]

Not your father’s Galactica

Today I finished watching season 4 of the new edition of Battlestar Galactica. I must say that the new edition is much more intriguing and compelling than the old one. All childish, naive stuffings are gone, giving the show a more mature and real tone. All characters are well developed and strong feelings mix well with politics, life and military discipline. The entire show is based on characters depth rather than sci-fi or special effects. The battlestar scenario is closer to a WWII battleship than to a spaceship. (Beware of the spoiling). Yes the show is over, they find earth, but many questions rest unanswered – who wrote the ticket in the first season stating that there were 12 cylon models? Who is the last cylon? How Kara Thrace survived the accident and returned to Galactica? How does Baltar survived the nuclear explosion on Caprica (yer the one in the opening titles)? What’s the purpouse of the final five? Why they had to undergo all the tribulation against Cylons when they were Cylons themselves?
Nonetheless the show is great. It is orchestrated to produce interesting confrontations and strong feelings in the watcher. Just keep in mind that the target audience is not the same of the original series. This time BSG is intended for a mature public.

Escaped Brains Recall

I sympathize with Italians working in foreign countries. Also I have several friends that either by choice or necessity or both are now living and working far away from Italy. Also for a while, my wife and me seriously considered the option to relocate in Northern Europe.For this reason I am quite sensitive to the matter as one-who-would-have-loved-to-go-away-but-eventually-decided-to-stay could be.
I came across the Project for counter-exodus a while ago, I hoped it was a fade, but it came again and I find it upsetting.
The project consists in a law proposal for consistent tax deduction for Italians that after residing and working abroad at least for a couple of years decide to get back to Italy either as employee or entrepreneurs.
As many of Italian laws, this as well tries to solve a problem addressing (one of) the effects rather than cause. Italians go away from Italy for several reasons, most notably for widespread nepotism and patronage that locks out bright people from key roles in companies; for lack of advanced industries (videogaming just to name the one where my heart is); for low wages and then for a lot of minor facts ranging from pollution to politics.
I completely agree to facilitate the comeback of Italians so that all them could happily live where their families and most of their friends are. But this can be done by improving Italy for everyone, rather than grant special privileges to those who return. Why should I be penalized only because I didn’t escape? Just going to work in a foreign country is a sure grant of being a genius who deserves a special treatment? Why shouldn’t I deserve some sort of help in the nonsense jungle of setting up a company if I have a good idea with a sound business plan?
It is never too late to do the right thing and once in a while it would be nice if the problem would be solved the proper way once and for all.

Red Ring of Death

Despite of the claims, I start thinking that the failure rate for XBox 360, regarding the Red Ring of Death is approximately 100%. I hoped that the occasional freezes I experienced lately more and more often were just to blame to not enough QA for the games I was playing. Today I even bought two new games – Red Alert 3 and Mirror Edge (hi Manuel) – but after having watched Red Alert trailing videos the console locked up with the infamous red blinking.
Microsoft extended the warranty to three years for this very problem. Maybe I’m still covered.

Al Parco

Il parco è molto educativo per gli aspiranti genitori. Oggi c’erano dei bambini e una mamma. La mamma: “Zuriana [il nome è di fantasia] è tua la carta li per terra?”. La bimba, come se niente fosse continua a giocare con gli amichetti. La mamma: “Raccogli la carta e buttala via!”. La bambina non se la fila, la mamma fa qualche passo verso la carta e a quel punto Zuriana le dice brusca: “Raccoglila te!”. E la mamma zitta, raccoglie la carta e la butta via. Poi a scuola le maestre si lamentano perchè i bambini non le ascoltano…

Mariana

Sicuramente per Mariana è un periodo di riflessioni, pensieri. Un momento in cui mettere a posto concetti, affetti e pezzi di una storia frammentata. Lo vediamo da quello che ci racconta dell’asilo: fanno un lavoro sull’alimentazione e lei ci parla del “papà-cuoco” – il mestolo vestito da burattino che la maestra usa per le spiegazioni, estratto dal contesto e riportato esclusivamente nel ruolo paterno. Questa è la settimana delle casette. Ben disegnate, colorate vivacemente: la nostra casetta è di fianco a quella dei nonni (per comodità anche nostra in effetti)… tutti i nonni senza distinzioni familiari. La prima cosa di cui ci parla sono i disegni che ha fatto per noi, il resto è uno sfondo sfuocato di cui viene riportato qualche confuso episodio solo in terza o quarta battuta.Segno dei tempi cambiati è anche il saluto alla mattina all’asilo. Mentre a gennaio Mariana si allontanava dalla mamma senza salutarla, adesso non solo la saluta, ma trova difficoltà a staccarsene, a lasciare andare: entra in classe e dopo poco ne riesce per riattaccarsi alla mamma (se non si è già defilata).
Finalmente chiede di essere vestita ed è tranquilla mentre la vestiamo (prima doveva scegliere tutto lei, non stava ferma perchè doveva finire tutto lei).
Probabilmente un po’ di pezzi cominciano ad incastrarsi perchè inizia a permettersi certi pensieri. Ha iniziato a disegnare tantissimo, colorando, imitando, creando, praticamente a casa passa la maggior parte del tempo con foglio e colori e questo, per i bambini, è sicuramente un modo per comunicare.
Negli ultimi giorni la comunicazione è diventata anche parola, magari non proprio apertamente come dotta disquisizione: arriva nei momenti in cui c’è meno tempo per parlarne, o magari non particolarmente appropriati, (mentre si lava i denti è successo un paio di volte). Come se non volesse che poi noi adulti, con la nostra logica e le nostre argomentazioni, indagassimo o muovessimo troppo le cose che per lei sono ancora un po’ tutte traballanti.
E così, dopo aver visto le prime puntate di Heidi (grazie Enrico) ha chiesto: “ma Heidi non ha la mamma?”. E Ale, che era con lei, ha risposto che probabilmente non l’aveva più, così Mariana ha detto: “che poverina! E’ così bello avere il papà e la mamma.”
“Eh si! tutti i bambini dovrebbero avere un papà e una mamma” – ha risposto Ale, e Mariana: “La mia mamma M. non mi ha voluta”.
Questo qualche giorno fa, mentre ieri mattina, sempre durante il lavaggio dei denti naturalmente (si, si, proprio con dentifricio e spazzolino in bocca) ha detto: “questa mamma mi piace di più”. Aperto e chiuso il discorso (mica sempre si può fare una dissertazione).

Dai Pippo alzati!

I collegamenti che fanno i nostri figli sono strani, indiretti, a volte sconclusionati (per un adulto), ma spesso sorprendenti. E le cose che passano, che si ricordano sono quelle che riusciamo a comunicare con le emozioni. Partendo da molto (ma molto lontano): “cos’è un essere vivente?”, “La Palestina è su un altro pianeta?”, Juan è arrivato ai nonni. Ci sono la nonna Carla, la nonna Rosa e il nonno Roso (abuelo Nando viene spesso ricordato così). Che sono mamme e papà miei e di Ale. E quindi quando Juan avrà dei figli, noi diventeremo i loro nonni.
Finchè Juan arriva al papà di Ale che non c’è più, dicendo: “e allora se c’era il tuo papà avrebbe chiamato Pippo me e Mariana”, ricollegandosi ad una cosa che Ale aveva detto mesi fa. Una sola volta e senza più tornare sull’argomento. E cioè che suo papà a volte la chiamava con il soprannome di Pippo.
E continua: “Anche tu, se vuoi, puoi chiamarmi Pippo. Domani mattina, quando mi svegli, mi dici – Dai Pippo alzati!”.
C’è un bisogno di famiglia, un desiderio di fare l’esperienza di figlio, di trovare i modi possibili per esserlo attingendo anche alle cose belle che raccontiamo noi, della nostra esperienza di figli.
E’ sorprendente come una cosa da cui è ormai passato qualche mese abbia lasciato questo segno positivo. Non sono i tormentoni che rimangono nella memoria, ma le emozioni. Ed è anche sorprendente il continuo lavorio di “sistemazione” delle parentele che si svolge dietro alle quinte per affiorare in cerca di conferme con i collegamenti più esotici.

Carnevale

Carnevale, coriandoli e stelle filanti. E mentre il coro intona ancora “sasuera, sasuera”, i ballerini di samba scompaiono a passo di danza nella luce dorata del tramonto.

Si chiama Zorro, è grande, grosso, tutto ner,
si chiama Zorro, con una mano ferma un tren.
Si chiama Zorro e i briganti vincerà…
Ed ecco Robin Hood, o, come veniva nominato agli esordi “Rubinud”
Scommetto che non avevate capito chi era.
Ohhh, i carri! Cioè, la sfilata dei carri di Busto Arsizio, mica bruscolini!
Zorro con “los cugini”: il principe di Persia e il crociato Ale.
Tattarattataratatatà, olè! (questo è l’Olè spagnolo che non c’entra nulla col latte francese).
Ehi, c’è un bruco nel giardino della nonna Carla.
Un feroce pirata dei Caraibi (o comunque di poco più a sud).
Comunque il premio per il miglior costume va a Gundam.
E per finire in bellezza una gustosa pizza.