Penso che mi si possa definire un entusiasta appassionato di computer ed elettronica, avendo iniziato ad usare i PC da quando ancora si chiamavano “home computer”. Ho passato però abbastanza tempo alla tastiera per raggiungere una certa obiettività la cui estrema sintesi con un po’ di esagerazione potrebbe essere riassunta dalla Quinta legge dell’inattendibilità: “Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto ci vuole un computer”. E’ con questo spirito critico che accolgo le roboanti e propagandistiche dichiarazioni sulla Scuola 2.0 (qualunque cosa questo voglia dire).
E da veterano del byte mi preoccupo – perchè la scuola che vedo e che sento è una scuola agonizzante che avrebbe bisogno di quegli investimenti per ristrutturazioni, materiali didattici (per non parlare della carta igienica), personale qualificato, ma che sicuramente non ha bisogno di ulteriori responsabilità e problemi che potrebbero verosimilmente darle il colpo di grazia.
Infatti quello che manca in tutti gli articoli che ho letto è un dato di realtà, iPad e PC non sono taumaturgici oggetti che con la sola presenza hanno il potere di trasformare legioni di studenti caproni e ignoranti in eleganti dottori dal QI a fondo scala. Ci sono vantaggi, sicuramente, ma ci sono anche dei costi indiretti e delle problematiche d’uso. Cose di cui non v’è menzione in alcun articolo.
Un esempio stupido stupido è che iPad e netbook hanno bisogno di energia, ve lo immaginate in una classe un povero docente che fa lezione con un terzo degli studenti che deve ricaricare l’aggeggio elettronico, magari tra prese volanti e prolunghe collegate ad un impianto elettrico fatiscente?
O sempre lo stesso docente che si trova con metà classe che naviga su facebook anzichè leggere Petrarca? O che deve aspettare qualche minuto perchè tutti abbiano finito di accendere il PC?
E chi si occuperà di aiutare gli studenti a configurare il dispositivo, a sistemarlo quando, inevitabilmente, perderà la configurazione o i dati saranno danneggiati? E quando si perderà o si romperà? Un libro di testo sopravvive tranquillamente ad un volo da una finestra del terzo piano (magari si squinterna un po’, ma rimane comunque utilizzabile per il suo scopo), non si può dire lo stesso di un iPad.
Si dirà che queste scelte favoriscono le famiglie abbassando i prezzi dei libri di testo. Può essere, ma non ho letto nulla, in questi articoli, riguardo alle reali differenze tra un libro elettronico e un libro cartaceo.
A meno che non si espressamente richiesto dal legislatore sul tema libri di testo, un editore può rendere l’e-book nominale (non potrà essere ri-venduto, prestato o stampato senza cadere nell’illecito), revocabile |è capitato con 1984 di Orwell ed Amazon], o con data di scadenza (mi dicono che alcuni libri di testo scadono dopo 3 anni).
Nessuno ha sollevato il dubbio che studiare su un LCD retroilluminato può dare problemi alla vista e alla concentrazione (già pericolosamente in bilico tra Petrarca e Facebook).
Anche ammesso e non concesso che questa sia la via da seguire per il futuro, perchè nessuno ha messo in discussione le scelte? Ad esempio i lettori eInk sarebbero sicuramente più adeguati. Android invece di iPad sarebbe più economico. OpenOffice e Linux invece di Microsoft sarebbero gratis.
E’ difficile non pensare che dietro a questi pomposi annunci ci sia un duplice intento che poco ha a che vedere con la reale innovazione dichiarata. Da una parte si strizza l’occhio ai ragazzi (prossimi elettori) con la promessa di un elettronico oggetto del desiderio e dall’altro si fanno gli interessi di Apple e Microsoft e qualche grosso produttore di portatili.
Non ultimo, ma non trascurabile, non ho visto nessuno affrontare il tema dell’impatto sociale di queste operazioni. Personalmente credo che i lavori in obsolescenza vadano lasciati andare senza tenerli artificialmente in vita a tutti i costi a spese dei contribuenti (anche se sono altresì convinto che, a spese dei contribuenti, gli addetti debbano essere aiutati a riqualificarsi, a cercare un nuovo impiego e sostenuti in questo periodo di transizione). La rivoluzione Scuola 2.0 impatterà sicuramente su tipografie, magazzini, trasporti e librerie e cartolerie; probabilmente ci si aspetta che la nuova generazione di geni creata a suon di iPad e eBook risolva questo problema (e tutti gli altri).