Questa è da manuale, si sa, prima o poi succede. Sarà che siamo in un posto dove non ci conosce nessuno, ma non ci siamo sentiti particolarmente imbarazzati a caricare di peso la piccola Mariana scalciante e urlante (e semibiotta) per portarla verso casa. Il risultato di questa operazione, verso metà strada è stato un morso micidiale sul mio bicipite. Probabilmente la maglietta mi ha salvato dalla lacerazione dei tessuti, non so di preciso come lo si può definire tecnicamente, ma ho un gibollo viola con dentro macchie rosse contornate da una coroncina di impronte di dentini (non faccio la foto per non urtare la sensibilità, ma Dario Argento mi ha chiesto se posso prestare il braccio per un film). A parte il ritorno (e l’andata) al centro commerciale la giornata non è andata male. Al supermercato si è rivelata vincente la strategia di caricarli dentro la macchinina del carrello (rigorosamente ognuno la sua). In questo modo non solo non correvano in giro ovunque cercando di farci comprare l’inverosimile, ma pure non riuscivano a vedere tanto in alto, sugli scaffali, le cose più appetitose.
Inoltre con scarti improvvisi e occhiate significative, Ale, che guidava il gruppo, ha evitato la corsia delle patatine e dei dolci… diabolici, eh?
L’andata invece è stata colorata dal trascinamento di un mugugnante Juan per tutto il percorso perché voleva essere preso in braccio e io non me la sentivo di portarmelo dall’inizio alla fine.
Uno dei meccanismi che abbiamo ormai capito è che quando Mariana ha una crisi, Juan si spaventa. Per questo motivo, al ritorno, dopo le scenate della sorella, è diventato mite mite e chiedeva permesso per fare qualsiasi cosa (addirittura ci rispondeva con “si, señor”, “si señora”).
Sfogato lo sfogo, passiamo alle cose belle: questa mattina sia Juan che Mariana hanno voluto asciugare i capelli ad Ale con il phon (la piega non è venuta male… hanno un futuro i ragazzi :-)). Un’altra cosa che ci colpisce è la generosità (nei momenti di luna buona), soprattutto Mariana principalmente nei confronti del fratello, ma anche con noi. Ad esempio ci fa sempre assaggiare quello che mangia (ormai non siamo più schizzinosi… la fame fa miracoli).
Le domande del giorno: Ale – “Max, oggi quando eravamo fuori avevi caldo con la maglietta?”, Max “Intendi quando trascinavo Juan all’andata o quando portavo Mariana in braccio al ritorno?”.
La battuta del giorno: “Quindi Mariana è stata battezzata?”, “Si, ma l’acqua santa doveva essere scaduta”.
Monica “profesora” di spagnolo, se ci stai leggendo: “Pecueca” (cioè la puzza dei piedi) ha avuto un successo clamoroso. Mariana almeno un paio di volte al giorno va in giro con la sua scarpina, con tanto di nuvoletta gialla, a far annusare, felice, a tutti urlando “Pecueca, pecueca!”. Poi si scatena il tormentone e tutti annusano, storcono il naso e urlano “Pecueca!”
Questa sera è andata meglio anche a tavola, cioè rispetto alle ultime tre sere dove eravamo praticamente solo io e Alessandra, con qualche comparsa di Mariana.
Le regole che abbiamo iniziato a sostenere sono abbastanza di base: si mangia solo durante i pasti e le merende; si finiscono merendine e succhi già aperti; cena, pranzo e colazione si fanno a tavola; si raccolgono le cose che si fanno cadere; carte e cartacce si buttano nella spazzatura; si usa il fazzoletto per pulirsi il naso.
Per ogni nostro “no” c’è una crisi (che può durare anche un’ora e passa). In genere una volta che la crisi è passata il “no” viene accettato (anche se magari bisogna rammentarlo un po’ di volte). E’ per questo che a volte, prima di intervenire, quando siamo sfiniti, io e Ale ci guardiamo negli occhi e decidiamo che, per questa volta, facciamo finta di niente.
In generale i nostri figli non accettano qualsiasi cosa che non sia perfettamente in accordo con le loro aspettative. Sia anche semplicemente un’attesa più lunga di qualche secondo, o voler fare da soli una cosa che non sono in grado di fare.
Siamo sempre più convinti che la lingua è molto importante. Ieri la psicologa diceva che, soprattutto per Mariana, il non essere capita, può accentuare il suo senso di frustrazione visto che è una bambina che parla tantissimo e ci racconta molte cose. Il limite della lingua c’è anche nel porre le regole, soprattutto per motivarle, o, a volte, l’incomprensione può scatenare crisi dalla furia omicida (come quella di oggi del supermercato).
Ed ora le foto!
Ecco come calmare i nervi: una tinozza di fragole e un bel castello di carte. |
La Sirenetta. Per fortuna non è più un problema farle il bagno, anzi, lo chiede lei. |
le donne al parquesito. |
E all’incontro l’equipe ci aveva detto che Mariana aveva paura del phon! |
Ecco l’autore di alcuni interessanti testi (tipo: asaaaaaaaaawjjuuuuuu9). |
Ecco i fiori che Juan ha regalato a mamà Ale. |
più in alto di così, al parquesito, non si può. |
Questo personaggio della serie Lazy Town assomiglia a nonno Nando per Juan (giuro io non ho influenzato). |
questa invece a nonna Carla. |